Cosa e Come
Orticoltura biologica
In una decina di fazzoletti di terra coltivabile (complessivamente ca. 3000m2), sparsi attorno Dordolla e Drentus piantiamo patate, fagioli, mais e altri ortaggi di stagione. Per mantenere la fertilità del suolo adoperiamo il letame prodotto dalle nostre pecore durante l’inverno e la pratica del sovescio con leguminose (“colture a perdere”). Dal 2013 disponiamo di una piccola serra (50m2) per le colture climaticamente più esigenti e per allungare un po’ la corta stagione di montagna. Ove possibile (soprattutto fagioli e mais) usiamo semenze di varietà locali auto-riprodotte. La morfologia del terreno ma soprattutto il frazionamento fondiario limitano la meccanizzazione del lavoro al utilizzo di motozappa e/o motocoltivatore.
Allevamento di pecore plezzane*
La pecora plezzana e una vecchia razza di origine dell’alta Valle dell’Isonzo (Plezzo = Bovec, Slovenia) che un tempo era diffuso anche nel nostro territorio perché produce quantità di latte considerevoli in condizioni difficili di montagna e adatta a un clima piovosa (per il tipo della sua lana). Attualmente in Friuli è considerata una razza rara e l’allevamento è soggetto di contributi. Il nostro piccolo gregge consiste di 15-20 madri, seguite al pascolo dalla primavera fino in autunno dai loro agnelli. Per questioni logistiche non mungiamo le nostre pecore ma lasciamo tutto il latte agli agnelli che di conseguenza crescono bene soltanto con erba e latte, senza bisogno di mangimi.
Siccome a Dordolla, al nostro arrivo nel 2005, nessuno allevava più erbivori (salvo qualche coniglio), le nostre pecore svolgono un ruolo fondamentale nella cura, nel mantenimento e nel ricupero funzionale dei prati stabili, in quanto consumatrici del erba in forma frescha (durante il periodo vegetativo) e conservata (= fieno, per più di 5 mesi dell’anno nelle nostre condizioni climatiche).
Il pascolo a rotazione con recinti elettrici mobili su piccoli appezzamenti di prato stabile (isole di paesaggio aperto in un ambiente caratterizzato dal rimboschimento di terreni non più utilizzati dall’uomo), con uno sfalcio all’anno della rispettiva superficie richiede tanta manodopera ma garantisce il mantenimento di uno stato buono degli ultimi prati stabili.
Apicoltura
Sul ruolo fondamentale delle api domestiche per l’umanità in generale non voglio eludermi qui. Sta nel fatto che sono essenziali nel senso funzionale per ogni agro-ecosistema in quanto rappresentano le impollinatrici più efficaci per tante delle nostre piante coltivate, soprattutto gli alberi da frutto, ma anche piccoli frutti e tante piante selvatiche. Del resto il loro miele un importante fonte di zucchero in una zona dove non si coltiva la barbabietola o la canna. Per compensare la mancanza di api nella zona di Dordolla al nostro arrivo nel 2005 ma anche per interesse personale all’apicoltura e non ultimo per soddisfare la nostra “gola” di mangiare un buon miele era logico iniziare a prendersi cura di alcune famiglie di api. Alleviamo tra 5 e 10 famiglie di api di razza carnica (più o meno bastardizzati con il più diffuso ape di razza ligustica, che ci risulta però meno adatto alle condizioni climatiche delle alpi).
Frutticoltura
I vecchi alberi da frutto (soprattutto peri, ma anche qualche melo e susini) ad alto fusto sparsi nei prati stabili attorno a Dordolla costituiscono un caratteristico elemento del paesaggio culturale e un importante patrimonio della cultura contadina locale. Oltre a prendersi cura degli alberi ancora esistenti (peri possono avere anche più di 150 anni!) cerchiamo di sostituire quelli mancati con piante di varietà idonei (ad alto fusto) e di ricuperare alcune vecchie varietà locali attraverso l’innesto di piante giovani con marze prodotte dagli alberi che si sono salvati. L’utilizzo della raccolta, a parte per l’autoconsumo di frutta fresca e trasformata in marmellate, in mancanza manodopera disponibile è ancora poco sviluppato. Le pere originariamente venivano conservati in forma essiccata o trasformato in mosto.
Asini
Le nostre due asinelle Tire (la madre) e Mole (la figlia) sono gli animali meno utili (nel senso agricolo) ma forse più conosciuti del nostro allevamento. Svolgono un ruolo importante perché sono portatrici di grande simpatia e fanno da collegamento tra attività agricole e attività didattiche e turistiche. Come animali d’affezione mi danno supporto, a grande piacere di bambini (dai quali si fanno anche montare) e adulti, in escursioni guidate nel comprensorio della Val Aupa ma anche in attività didattiche che si svolgono attorno alla nostra attività agricola. Non per ultimo ci danno un aiuto nel ricupero di appezzamenti abbandonati perché sono volenterose mangiatrici di erbaccia e cespugli.
Selvicoltura
Le superficie imboscate a disposizione della nostra famiglia hanno poco valore sul mercato perché sono in gran parte costituite da prati rimboscate in modo selvaggio con piante pionieri come nocciolo, pino etc. In più la accessibilità con mezzi meccanici a causa della frammentazione fondiaria e molto limitata. Dall’altra parte rappresentano una fonte illimitata (se gestita nella maniera giusta) di energia pulita e rinnovabile che ci permette di riscaldare le nostre case e produrre acqua calda sanitaria in modo ecologico. Il stesso momento il taglio selettivo di specie meno interessanti dal punto di vista naturalistica e forestale può incrementare il valore del patrimonio boschivo a lungo termine. Tutto quanto naturalmente con un notevole input di manodopera.
*Le pecore, in quanto erbivori come le mucche, hanno un ruolo fondamentale nell’uso della terra per fini di alimentazione umana in montagna. La loro importanza sta nella capacità di trasformare erba non commestibile per l’uomo in alimenti digeribili dall’essere umano (latte, carne). I prati stabili di montagna, dove cresce l’erba, sono l’unico modo sostenibile per utilizzare pendii ripidi al fine di produrre, almeno indirettamente, cibo per l’uomo, perché nel bosco non troviamo quantità sufficienti di cibo. Campi in pendenza non rappresentano un uso sostenibile della terra in quanto la periodica assenza di copertura vegetale crea problemi di erosione (asporto e perdita dello strato fertile di terra a causa dell’acqua e della gravità).
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